E Se Fosse Tutta Colpa di Leone XIII?

08Apr08

Dice Michele Boldrin su noisefromamerika (“De te fabula narratur“,  8 Aprile 2008):

[…] la scelta del Programma del Pd: riduzione della pressione fiscale (agendo sull’Irpef o con la contribuzione figurativa) sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello [azienda, territorio, distretto] [e’] una burla che mira solo a mantenere il potere dei bonzi sindacali romani.[…]

[…] L’unica cosa decente del governo BS 2001-2006 – aver tentato di fare a meno della paralizzante concertazione nel produrre le poche cose utili come la legge Biagi – per lui, per la testa pensante “”economica”” e “”liberista”” del PD, QUESTA è la grande colpa. Lì è la grande differenza che vuole sottolineare: che lui ed i suoi compagni democratici con i sindacati intendono continuare a “concertare” l’economia italiana […]

E’ quindi confermato: Veltroni “partito democratico, e’ ritornato democristiano” (perche’ il PD e’ il “sepolcro imbiancato” del compromesso storico fra PCI e DC, di cui parlavo un paio di giorni fa). Passano i decenni, ma la politica italiana non va da nessuna parte.

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Io un “colpevole” per tutto cio’ ce l’avrei anche: Leone XIII. Il quale nella enciclica Rerum Novarum (1891) scriveva a proposito del conflitto fra capitalisti e lavoratori:

“Nella presente questione, lo scandalo maggiore è questo: supporre una classe sociale nemica naturalmente dell’altra […] In vece è verissimo che, come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quell’armonico temperamento che si chiama simmetria, così la natura volle che nel civile consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne risultasse l’equilibrio. L’una ha bisogno assoluto dell’altra: né il capitale può stare senza il lavoro, né il lavoro senza il capitale. La concordia fa la bellezza e l’ordine delle cose, mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie. “

Eccola li’, la benedizione papale per la “concertazione” (e quindi anche se forse in maniera non originariamente voluta, per i sindacati).

Una benedizione che si e’ poi propagata in Italia per tutto il XX secolo, dapprima con le Corporazioni fasciste, poi con la Democrazia Cristiana e il patto con i sindacati anche se comunisti. Per poi finire nel compromesso storico, che qualcuno sta tentando di nuovo, trent’anni dopo…



4 Responses to “E Se Fosse Tutta Colpa di Leone XIII?”

  1. 1 Davide

    Ti sbagli. Leone XIII aveva scritto con un secolo di anticipo quello che i comunisti hanno scoperto obtorto collo nel 1989, cioè che la lotta di classe non avrebbe portato da nessuna parte. Se poi ti appassiona la dottrina sociale della Chiesa leggi anche la Centesimus Annus per scoprire che il magistero cattolico ha posizioni ben poco stataliste e concertative.

  2. 2 Riccardo Bianchi

    Ma senza concertazione che tipo di società mettiamo in campo? Scontro su scontro? O assolutismo? Va bene criticare la sudditanza con i sindacati o la concertazione senza limiti, ma la soluzione non può essere quella di non ascoltare le istanze della società. Non so che tipo di lavoro fai, ma se tu sei un avvocato e fanno una legge che tu ritiene totalmente contraria alle tue esigenze non ti arrabbieresti?

  3. Per Riccardo Bianchi: i conflitti vanno gestiti (e se possibile, risolti), e ci sono diversi modi per gestirli (e risolverli). Il problema italiano e’ che si presuppone che la gestione e la risoluzione passino per forza per un’improbabile concordia dall’inizio alla fine

  4. Su un punto, per dirla con Achille Campanile “dissenteria”.
    L’omologazione tra il tentativo Moro-Berlinguer, con “er pasticciccio brutto” veltroniano.
    La proposta berlingueriana, apparsa su Rinascita, derivava dalla consapevolezza che un inasprimento delle lotte politiche e sociali poteva provocare in Italia una soluzione di tipo cileno, e da qui l’invito a Comunisti, Socialisti e Cattolici a convivere nel rispetto delle regole democratiche. Non necessariamente quello che è stato chiamato (non da Berlinguer) Compromesso storico doveva portare ad una presenza dei Comunisti al Governo del paese, ma prevedeva un mutato atteggiamento, un reciproco atteggiamento di piena legittimità a governare.
    Il PCI non ripudia il Comunismo, non c’e’ alcuna Bad Godesberg nell’esperienza politica di E. Berlinguer, egli nasce e muore Comunista. Lo “strappo” da Mosca, l’esaurirsi delle “spinta propulsiva” impressa dalla Rivoluzione d’Ottobre, non altera la collocazione di classe del PCI, che viene ribadita nella elaborazione di quello che verrà definito Eurocomunismo, nel dialogo con le esperienze politiche europee più avanzate, come Olaf Palm in Svezia, e con i socialisti e socialdemocratici tedechi e francesi, nulla a che vedere con Blair e finti progressisti del giorno d’oggi.
    Con il referendum abrogativo della legge Craxi sulla Scala Mobile, con la presenza fra gli operai in lotta alla Fiat.
    Il quotidiano la Repubblica, poco dopo la sua nascita aveva pubblicato il progetto fondativo del giornale: accompagnare il PCI verso la socialdemocrazia; Berlinguer aveva sancito il fallimento di tale progetto, ribadendo la sua ferma volonta’ di rimanere comunista, e il distacco da Mosca rafforzava la identita’ del PCI anziché indebolirla.
    Il rammarico è che Gorbaciov e Berlinguer non abbiano potuto percorrere insieme la strada verso la vera Rifondazione Comunista, la sola che avrebbe impedito ai due paesi lo scivolamento da una parte verso un Capitalismo Criminale, dall’altra verso un insulso riformismo, con l’accentuarsi del predominio di classe e del precipitarei verso condizioni di miseria dei lavoratori e della classe media sempre più impoverita.


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