Esclusiva Mondiale: Il Rapporto CIA del 1974 Che Dimostra La Vacuita’ delle Paure Climatiche (E Non Solo)

05Dic09

(Ho recentemente scoperto in biblioteca a Londra un eccezionale documento della CIA, dimenticato per 35 anni, sul consenso scientifico intorno al raffreddamento globale negli anni ’70. Data l’importanza, versioni dell’articolo qui sotto sono state pubblicate lo scorso 3 dicembre in esclusiva mondiale a pagina XIII del settimanale britannico The Spectator (UK) a firma mia, sulla prima pagina l Foglio a firma Piero Vietti e sul blog Climate Monitor a firma mia e di Guido Guidi)

Un rapporto della CIA vecchio di 35 anni sul raffreddamento globale rivela che il consenso scientifico e le paure del clima non ci hanno mai veramente lasciati …stranamente, quale che fosse e sia la tendenza delle temperature!”

Il documento può essere del 1974, ma lo scenario e’ stranamente familiare: un importante rapporto governativo avverte che il cambiamento climatico porterà ad alluvioni e carestie. “Climatologi di chiara fama” parlano di un “pernicioso cambiamento climatico globale”, che minaccia “la stabilità della maggior parte degli Stati “. Ma questo documento – mai reso pubblico prima d’ora – è stato scritto per rispondere al raffreddamento globale, non al riscaldamento (e sì, si parla anche dell’esistenza di un “consenso” tra gli scienziati!).

Il rapporto della CIA intitolato Uno Studio della Ricerca Climatologica per quanto Riguarda i Problemi dell’Iintelligence, scritto nel marzo del 1974 per aiutare la “pianificazione interna” potrebbe tutto solo spiegare la diffusa sensazione di deja-vu riguardo i cambiamenti climatici e giustificare i ricordi delle discussioni scientifiche della metà degli anni ‘70 circa il raffreddamento globale. Anzi, con il senno di poi, un po’ fa anche ridere e imbarazza il lettore, visto che le due fraseologie, di ieri sul raffreddamento e di oggi sul riscaldamento, sono praticamente identiche.

Quasi come se le paure climatiche fossero fatte con lo stesso stampino, la “nuova era climatica” era descritta nel 1974 come foriera di carestie, morti per fame, ondate di rifugiati, inondazioni, siccità, fallimenti delle coltivazioni e dei
monsoni, con ogni genere di fenomeni meteorologici in una mescolanza di catastrofi attuali e future e con la solita sottovalutazione dei possibili benefici, solo accennati. E accanto al Sahara che si doveva espandere, ecco il consueto riferimento alle riserve mondiali di cereali inferiori ad un mese e alle civiltà passate distrutte da “maggiori e minori” episodi di raffreddamento (le civilta’ dell’Indo, gli Ittiti, i Micenei, e l’Impero del Mali, se qualcuno lo volesse sapere).

Secondo la CIA, nel 1974 i modelli climatici erano in fase di perfezionamento (come sempre) e il bilancio energetico dell’atmosfera perfettamente spiegabile (incredibilmente, senza un solo riferimento ai gas serra). L’intervento governativo (ovviamente) aveva riunito famosi scienziati fino ad allora vittime di “scontri di personalità” (ma va’), e aiutato a stabilire un “consenso scientifico” (interdisciplinare, naturalmente) riguardo un “cambiamento climatico globale”, delle vaghe minacce (come no) a proposito di “una maggiore variabilità” nel clima, gravi problemi economici in tutto il mondo (difficile da indovinare, vero?), e una serie di proposte circa la creazione di nuove agenzie governative (chi l’avrebbe mai detto).

Quello è esattamente il consenso di cui si parlava all’epoca nelle pagine di Newsweek e del New York Times. Come mai un tale documento è allora stato fin’ora tralasciato? Perchè alcuni si sono sforzati per anni per definire “un mito” il
concetto stesso di consenso sul “raffreddamento globale”, come ad esempio in un noto articolo di Thomas C. Peterson, William M. Connolley, e John Fleck pubblicato dalla American Meteorological Society nel mese di settembre 2008?

Forse è facile non notare ciò che non si sta cercando (si può trovare menzione di un consenso sul raffreddamento globale almeno dal lontano 1961). La Scienza poi, nel 1974, non era fatta da gruppi intergovernativi di esperti. Infine, i documenti come questo della CIA che appaiono sul web solo nel titolo possono essere dichiarati a tutti gli effetti perduti nelle raccolte di microfiches delle biblioteche di tutto il mondo (in questo caso, della British Library).

Ipotizzando liberamente, il più probabile motivo che può aver spinto la CIA a produrre quel documento è stata la perdita di “una parte significativa” del raccolto invernale di grano dell’URSS nel 1972, con le conseguenze del caso sulla “politica degli approvvigionamenti” nella consapevolezza di non avere seri “strumenti di analisi”. Da qui la richiesta agli scienziati di rispondere (all’unanimità) a chi si occupa di leggi e regolamenti, un’altra caratteristica che fino ad oggi è rimasta sostanzialmente invariata. Vuol forse dire che ci sono climatologi modaioli in giro, pronti a fare di ogni tendenza una previsione?

Oppure il problema risiede nel pubblico in generale, in grado di parlare del clima solo in termini inquietanti, mentre il cielo resta l’ultimo dio animista maligno, volubile e mai indifferente? Forse il “raffreddamento” e il “riscaldamento” globali sono solo la versione emotivamente carica delle chiacchiere sulla meteo? Questa allora deve essere la lezione più importante da trarre da un rapporto del 1974 sul raffreddamento globale: che dobbiamo diventare adulti, separare per una buona volta la climatologia dai nostri terrori e riconoscere, per quanto se ne possano dolere ad ammetterlo i nostri politici piu’ vani e i nostri scienziati piu’ primadonna, che la nostra comprensione di come cambi il clima rimane ancora molto, molto immatura.



4 Responses to “Esclusiva Mondiale: Il Rapporto CIA del 1974 Che Dimostra La Vacuita’ delle Paure Climatiche (E Non Solo)”

  1. 1 Piero A. Bianco

    La CIA, nel 2003, emise un altro rapporto “An Abrupt Climate Change Scenario and Its Implications for United States National Security” (autori Peter Schwartz – Doug Randall) dove si esaminano gli effetti del riscaldamento (non raffreddamento!) sulla sicurezza americana.
    Il compito della CIA è, correttamente, quello di prefigurare scenari sulla sicurezza a partire da ipotesi che altri ritengono plausibili, non certamente quello di analizzare il problema del climate change. Certo che fa riflettere il totale cambio di prospettiva in trent’anni.
    Si, è proprio vero, non sono altre che chiacchierate sul tempo verniciate di rispettabilità scientifica.

    (Chiedo scusa se questo lavoro della CIA è stato già citato e commentato, sono capitato per caso in queste discussioni e mi sono ricordato di avere nel mio PC una copia del rapporto che avevo scaricato anni fa)

  2. Ciao Maurizio, credo che questo rapporto sia stato citato da Granzotto su Il Giornale di lunedì 14 nel suo articolo “Il buco nell’ozono? La balla più grande degli anni Ottanta”. Quivi dice infatti: «Ora è anche stato reso noto un rapporto del 1974 dove fior di scienziati […] laciavano l’allarme per il rapido e progressivo raffreddamento del pianeta». Quell’avverbio di tempo mi ha fatto pensare che potesse riferirsi a questo documento che hai tirato fuori dagli archivi.


  1. 1 In soccorso dei cacciatori debuttanti « Oggi Scienza

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