Le Radici Cristiane del Marxismo (e del Pensiero Contemporaneo)
Sembra proprio che Papa Benedetto XVI non sia proprio in torto, dopo tutto.
Da “Un Salvataggio della Religione” di John Gray, dalla New York Review of Books, Volume 55, Numero 15, 9 ottobre 2008 – recensione di “Perché c’è qualcosa invece di niente? 23 domande da Grandi Filosofi” di Leszek Kołakowski:
Fa parte dei risultati di Kołakowski come il più grande storico vivente dell’intelletto l’aver analizzato i modi in cui la religione è ha plasmato il pensiero occidentale. Il suo lavoro è, in effetti, un lungo argomentare sull’irriducibile presenza della religione nella vita intellettuale e nella società. Per Kołakowski i movimenti “laici” del secolo scorso, come il comunismo, […] hanno usato categorie del pensiero, compresa una visione della storia come un racconto con un finale, che sono eredità dal monoteismo occidentale. […] Davvero, la religione non è stata superata, sia nel pensiero di Marx che nei movimenti ispirati a Marx. Invece, la promessa della salvezza e’ riemersa come progetto di emancipazione universale.
Il rinnovo di categorie religiose del pensiero in sistemi che si considerano “laici” […] e’ continuato nell’ideologia del neoconservatismo. Il concetto di “fine della storia” […] deriva dalle tradizioni religiose del mito apocalittico. […] [Visto che] presuppongono di fare una considerazione teleologica della storia che non può essere affermata in termini empirici, tutte queste teorie sono racconti religiosi tradotti in un linguaggio “laico”. […]
La religione ha influito sulla formazione delle nostre categorie di pensiero, l’esaminare le quali è compito della filosofia. Far venire alla luce l’archeologia dei nostri concetti è parte della indagine filosofica. Per noi, tutto cio’ inevitabilmente comporta tracciare quanto debbano al Giudaismo e al Cristianesimo. Qualsiasi modo di fare filosofia che trascuri queste tradizioni è a-storico e impoverito.
Ci sono alcuni filosofi, per i quali l’unico posto per la religione nell’indagine filosofica è quello del Mostro Cattivo, uno spettro di irrazionalità che deve essere smascherato ed espulso in modo che la filosofia possa essere una disciplina interamente laica. Come Kołakowski ha sostenuto, tuttavia, un discreti ammontare del pensiero laico è stato plasmato dalla religione occidentale. Esorcizzare la religione è più difficile di quanto possa sembrare.
Pierluigi Odifreddi, Richard Dawkins, e Maurizio Ferraris, dove siete?
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forse ti servono un paio di riferimenti storici.
Uno e’ laterale: saprai che possiamo considerare come suo allievo Paolo Flores D’Archais, soprattutto il Flores D’Archais giovane (quello collettiano, per intenderci).
L’altro e’ preciso e ha a che fare con cio’ che descrivi qui. L’operaismo (a mio parere il piu’ consistente, detto all’inglese, filone culturale marxista eterodosso degli ultimi cinquanta anni)nasce dalla critica di questo aspetto della similitudine tra religioni monoteiste e socialismo reale (o marxismo sedicente ortodosso). Il punto e’ nello spostare nel futuro (il sol dell’avvenir, “vedo la nuova Gerusalemme…”) praticamente *tutto*. E anche il pensiero liberale non rompe precisamente questo approccio.
Ma e’ proprio Marx che definisce il comunismo quale “quel movimento reale che distrugge lo stato PRESENTE delle cose” che rompe con questa impostazione. Leggi bene “presente”. E’ tutto li’.
A Kolakowski, per ovvie ragioni, sfugge questo aspetto.
grazie Alessandro. Quindi il problema dell’uso di modi di pensare “cristiani” e’ nei lettori di Marx? Occorrerebbe un “secondo Marx” per liberarsi dal “bagaglio”?
boh, se fossi in te comincerei a leggere qualche libro invece che limitarmi alle recensioni.