L’Importanza Relativa dei Nostri Discendenti del 2100
Discussione sul blog Oca Sapiens sul “tasso di preferenza intertemporale” (tecnicamente, PRTP), una serie di paroloni che significano “quanta importanza diamo ai nostri contemporanei rispetto alle persone del futuro, per esempio del 2100?”.
Un PRTP uguale a zero, vuol dire dare a tutti la “stessa importanza”. Maggiore di zero, vuol dire dare “maggiore importanza” ai contemporanei, e poi via via sempre meno “importanza” man mano che si va nel futuro.
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Mi e’ stato detto che il PRTP deve essere zero “per motivi etici”. Lo dice anche un professor Heal della Columbia University.
A me invece sembra un’affermazione straordinaria, che ovviamente avrebbe bisogno di prove e dimostrazioni straordinarie. Il fatto poi che certi discorsi provengano praticamente esclusivamente da “cambioclimatisti” e “economisti ambientali” non provvede granche’ fondamenta al concetto.
Usare un PRTP maggiore di zero infatti non vuol dire “chi se ne frega del 2100″ ma e’ semplicemente riconoscere la naturale, eticissima preferenza verso coloro che esistono rispetto a quelli che potrebbero esistere. Ci sono vari aspetti riguardo questo:
(1) la nostra e’ una specie tribale, e l’importanza nella nostra vita di familiari, vicini, amici e conoscenti e’ diversa da quella di completi sconosciuti. Allo stesso modo, la vita e il benessere di chi e’ nostro contemporaneo sono piu’ importanti di quelli di persone future
(2) mentre l’esistenza dei contemporanei e’ un dato di fatto, l’esistenza delle “persone future” e’ “solo” una possibilita’, e di questo bisogna tenere conto. L’esempio che ho fatto in passato e’ quello del genitore che si ritrova con il figlio malato e una medicina introvabile e/o costosissima a disposizione: che senso avrebbe non dare quella medicina a quel figlio, per tenerla da parte nel caso che in futuro nasca un altro figlio che potrebbe forse averne bisogno?
(3) e’ molto difficile prevedere, specie il futuro, ha piu’ o meno detto qualcuno prima di me. E’ molto divertente rivedere documentari di venti o cinquanta anni fa, in cui si cercava di descrivere la “vita negli anni Duemila”, proprio perche’ c’hanno azzeccato poco o niente. Non si capisce perche’ improvvisamente adesso dovremmo essere piu’ bravi a vedere nel futuro: e quindi perche’ fare finta che possiamo scegliere noi in maniera sensata per i terrestri del 2100? E se piu’ si cerca di prevedere lontano nel tempo, meno si puo’ essere sicuri, allora e’ perfettamente logico (ed etico) introdurre un “fattore di preferenza intertemporale” che vada a diminuire con la nostra sicurezza.
Purtroppo Heal rimanda, riguardo l’ultimo punto, a un suo lavoro che non e’ disponibile su Internet.
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Tag:PRTP, tasso di importanza intertemporale
Ragioni come i climatologi teorici! Si lamentano dei modelli di previsione degli economisti, così lineari e semplici da essere inutilizzabili. Se leggono Lomborg, penseranno che siano gli unici, e trascureranno la nuova leva degli “econofisici”.
Un esempio: a p. 47 scrive che in uno scenario A2 dell’ONU, entro il 2100 “nei paesi in via di sviluppo si prevede un reddito medio per persona di 100.000 dollari all’anno (in valuta attuale). Persino il panorama più pessimistico calcola questo guadagno attorno ai 27.000 dollari.” Ne deduce che detti paesi avranno i mezzi per risolvere i problemi dovuti ai cambiamenti climatici. In base a quali previsioni per inlazione, ripartizione del reddito, uso dei fondi pubblici, 1%, livellamento svedese e trasparenza norvegese? Non lo dice.
Se basta la ricchezza, come mai in USA un uragano come Katrina (non eccezionale) spazza via case e alzaie? Colpa di malgoverno e impreparazione, risponde a p.77. Nei paesi in via di sviluppo vige – vigerà – buon governo e preparazione? Non lo dice.
E’ tutto così, panglossiano, ottimista, incantevole.