Novantadue Anni di Errori Socialisti

10Mar08

Con il tentativo fallito di copiare Veltroni con qualche candidatura-spot, nel loro caso Pannella e Mastella, i Socialisti o cio’ che rimane dei Socialisti, i seguaci di Enrico Boselli, possono davvero proclamare di essere fedeli alla tradizione del Socialismo italiano: una tradizione di opportunita’ mancate e di errori strategici straordinariamente profondi e importanti, riguardo i quali pero’ non si palesa nessuna autocritica o capacita’ di apprendimento che potrebbe evitare il ripetersi di un fallimento dopo l’altro.

Scrive infatti Paolo Mieli in un recente editoriale sul Corriere:

I primi socialisti che andarono al governo, Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi nel 1916, lo fecero […] da transfughi alla guida di una piccola formazione scissionista che si era staccata dal Psi quattro anni prima. E dopo il conflitto Filippo Turati, pur avendo capito fino in fondo che cosa si dovesse fare, non riuscì a divincolarsi per portare il suo partito in un gabinetto che grazie alla forza dei socialisti avrebbe potuto sbarrare la strada al movimento mussoliniano.

[…] finita la seconda guerra mondiale, i laburisti inglesi di Attlee, i socialisti francesi di Guy Mollet e Ramadier, quelli tedeschi di Schumacher ruppero subito con i comunisti staliniani riprendendo con ciò la loro identità originaria e con essa la via del governo. In Italia no. I socialisti nostrani ancorché (particolare non irrilevante) nel 1946 fossero il primo partito della sinistra italiana restarono, unici nell’Europa democratica, avvinghiati al Pci in un legame frontista.

[…] quando negli Anni Sessanta i socialisti di Pietro Nenni andarono finalmente al governo, il grosso dell’elettorato (con annessa l’identità vera della sinistra italiana) restò con il Pci all’opposizione.

Dei successivi errori socialisti si occupa Giorgio Galli nella sua “Storia del Socialismo Italiano – da Turati al dopo Craxi” (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007) in cui elenca gli errori dell'”ultimo leader”, al secolo Bettino Craxi:

[…] aver rinunciato, negli ultimi anni Ottanta, al progetto della Grande Riforma,; aver rinnovato nell’89 l’intesa con Andreotti, promettendogli il Quirinale in cambio del ritorno a palazzo Chigi, anziche’ insistere su quell’intesa con le forze laiche e radicali che il rifiuto dei repubblicani rendave comunque problematica, e finalmente aver sottovalutato […] le pressioni del presidente Cossiga di tornare a impegnarsi sul tema delle riforme istituzionali

E oggi? Oggi c’e’ la storia mai cominciata della Rosa nel Pugno, il nuovo movimento laico, radicale e socialista tanto voluto (a parole, e nella pratica) da Marco Pannella nonostante molte diffidenze fra i Radicali, quanto voluto (solo a parole, evidentemente) da Enrico Boselli: il quale praticamente dall’indomani delle elezioni del 2006 invece di occuparsene, si e’ lanciato in ondate su ondate di improbabili rifondazioni socialiste, con varie parti della famiglia Craxi e una speranza di crescita elettorale difficile da individuare persino al microscopio.

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Boselli insomma sembra fatto apposta per far apprezzare Veltroni. Congratulazioni vivissime. L’unica cosa di cui meravigliarsi e’ di come dopo decenni e decenni di errori senza fine, ci sia ancora qualcuno desideroso del Socialismo all’Italiana.



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